Aprono il percorso espositivo le formiche tagliafoglie, che possiamo considerare le inventrici dell’agricoltura. Recidono pezzi di foglie e li trasportano nel loro nido per costruirci un vero e proprio terreno di coltura, nel quale inoculano il fungo di cui si nutrono, le cui spore sono conservate in una tasca interna alle loro guance. Inoltre, sul loro dorso, vivono alcuni batteri, che esercitano il controllo biologico sui patogeni che possono attaccare il fungo. È una vera e propria forma di orticoltura!
Una serie di teche ci portano ad avere un primo contatto con il protagonista del Museo, il suolo. Raccontano come si fabbrica un suolo e quali sono gli ingredienti. Il suolo come black box, una scatola nera, nascosta sotto i nostri piedi, che permette di immergerci, entrare nel suolo e vedere cosa succede all’interno. Il banco per le attività laboratoriali, cassetti da aprire alla scoperta delle diverse tipologie di suolo, per l’esperienza sensoriale per imparare a riconoscerli, toccandoli, osservandone le diverse colorazioni. Dall’altra parte, una serie di sagome che riproducono le chiome di specie guida della vegetazione cilentana e campana e il suolo dove cresce.
L’istallazione interattiva dei paesaggi della Campania e le loro relazioni con i suoli. Partendo da dieci sistemi paesaggistici più semplici, come montagna, pianura, collina, sistemi costieri, si arriva piano piano a raccontare i vari ecosistemi associati più specifici, ricostruendo il “mosaico paesaggistico” che compone la Campania. Un pannello presenta alcuni fra gli esseri viventi che abitano il suolo. Batteri, virus, protozoi, vegetali (dalle alghe alle piante) ed animali (insetti, aracnidi, mammiferi,…), capaci di scavare o avanzare nei pori del suolo, attuare la decomposizione della sostanza organica, e svolgere altre importantissime funzioni.
Petrae, così come una madre, mette a disposizione il proprio corredo genetico, fatto di elementi inorganici minerali: preambolo per la nascita di un suolo. Gli altri fattori al contorno, come l’ambiente naturale che li accoglie, con lo scorrere del tempo, faranno in modo che il suolo possa crescere, si alteri e diventi maturo. Le rocce costituiscono la superficie solida del nostro pianeta e vengono classificate, in base ai processi che hanno portato alla loro formazione, in tre grandi famiglie: rocce magmatiche (o ignee), rocce sedimentarie, e rocce metamorfiche.
Molto importante dal punto di vista geologico è poi la presenza di fossili all’interno di uno strato roccioso, questo perché alcuni organismi viventi, ormai estinti e dunque fossili, avevano un loro habitat specifico e quindi riescono a dirci che tipo di ambiente c’era in passato, inoltre possono rappresentare dei marker stratigrafici: questo perché specifici organismi sono vissuti solo in un determinato periodo o era geologica e quindi è possibile determinare indirettamente l’età della roccia che li contengono. I calchi che abbiamo sono stati una donazione fattaci dal dott. Sergio Bravi Direttore scientifico del Museo Paleontologico di Magliano Vetere.
Un pedon (monolite) è un volume di suolo prelevato in campo, che consente di osservare i materiali e la loro stratificazione. Nella proiezione a terra si possono osservare le operazioni di scavo. Sui nostri pedon, ottenuti impregnando il suolo prelevato con speciali resine, si vedono chiaramente i diversi strati, materiali colori. Ogni strato ha una storia da raccontare, perciò l’installazione qui di fronte presenta le immagini del suolo come un menu, in cui selezionando ogni strato si attiva un filmato sulle sue caratteristiche: colore, materiali, struttura. Il racconto parte da 4 tipologie di suolo rappresentative di alcuni tra i più importanti paesaggi ed ecosistemi della Campania. I quattro pedon sono prelevati da:
Suolo al microscopio: 4 sezioni sottili che rappresentano delle peculiarità per ogni pedon presente nel museo. I vetrini vengono osservati al microscopio che, grazie a particolari lenti, ci da la possibilità di osservarli con ingrandimenti tali da poter riconoscere anche i pori presenti all’interno del suolo. (foto delle sezioni sottili)
Modelli 3D: quattro terrari con riproduzioni a scala reale e quattro vetrine olografiche con modelli 3D di alcuni dei più importanti rappresentanti della meso e macrofauna del suolo. Acari, scorpioni, millepiedi, formiche che si possono osservare, ruotare, ingrandire, spostare con le mani.
Argilla: uno degli elementi che costituisce il suolo è l’argilla, che viene definita in base alla sua granulometria. Una delle proprietà dell’argilla è quella di essere costituita da una struttura cristallina fatta da elementi a forma di foglietti, questo le consente di rigonfiarsi in periodi piovosi e di restringersi in periodi di siccità. Questo può provocare differenti fenomeni come ad esempio le frane di tipo colata, ma l’argilla ha anche delle caratteristiche chimiche importanti che permette di Catturare alcuni degli elementi nocivi che vengono immessi nel terreno.
La grande sala vetrinata dedicata alla ricchissima biodiversità vegetale del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Suddivisa in quattro angoli espositivi, che ripercorrono l’ambiente costiero, la biodiversità agraria e spontanea e le aree boscate del Cilento, comprende collezioni di piante vive, erbari storici e contemporanei, collezioni di semi, legni e piante. Alcune tra le specie vegetali più importanti delle aree costiere del Parco. Dalla Primula palinuri, simbolo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, endemica della costa tirrenica, al regno delle canne, impiegate nella fitodepurazione, come tecnica di bonifica di siti contaminati da inquinanti sfruttando la loro capacità estrattive delle radici. O ancora, la Posidonia oceanica, specie vegetale endemica del Mediterraneo, un prezioso bioindicatore della qualità delle acque, fino all’Ampelodesmos mauritanicus, specie di elevato interesse etno-botanico, essendo una pianta legata fortemente alla popolazione del Cilento per la lavorazione delle fibre vegetali.
La Biblioteca del grano, piccola collezione per il Museo del Suolo, rappresenta una selezione di 20 varietà, che ripercorre il lungo processo evolutivo che il frumento ha compiuto insieme all’uomo, a cura della Cooperativa Sociale Terra di Resilienza e dalla Pro Loco di Caselle in Pittari.
Una collezione delle diverse varietà locali di fagioli, ceci e lenticchie, fino ad arrivare all’eccellenza del territorio, il carciofo bianco di Pertosa, coltivato in tutto il Basso Tanagro.
Una sezione dedicata alla tintura naturale e alla tessitura, a cura dell’associazione “I Colori del Mediterraneo”, in collaborazione con la Prof.ssa De Falco del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno. Un progetto di ricerca per l’utilizzo di piante appartenenti alla flora spontanea e coltivata nell’area del Mediterraneo, ma anche di residui di coltivazione o lavorazione di prodotti agricoli, promuovendo una gestione innovativa degli scarti provenienti dai processi produttivi delle varie aziende.
La xiloteca, una raccolta di campioni di legni presenti nei boschi del Parco ed in Campania in generale.